mercoledì 7 ottobre 2009

Lisbona...un ponte tra passato e futuro

Quale modo migliore di iniziare la nuova stagione canora se non concedendosi una bella trasferta estera? Lo Spiritual Ensemble non se lo è fatto ripetere due volte e dal 28 settembre al 5 ottobre è sceso in terra portoghese per partecipare al "2nd Sintra International Choir Festival" nella cittadina di Sintra, ma già che c'era si è spinto fino a Lisbona per immergersi nelle atmosfere decadenti, assaporare gli aromi del porto, danzare sulle melodie del fado e lasciarsi permeare dalla saudade che, come scrive Pino Cacucci, a Lisboa trasuda da ogni cosa.
La saudade è una sorta di sentimento nostalgico verso qualcosa che ci è appartenuto e che ora è assente, ma nello stesso tempo è anche lo struggimento di poterlo rivedere o ripossedere.
Lisbona ha molto di cui essere nostalgica. I grandi fasti del passato riconducibili ai secoli d'oro delle scoperte, delle rotte commerciali che portarono nella città grandi ricchezze, dell'esuberanza artistica dello stile manuelino ormai non sono altro che un ricordo testimoniato da cattedrali nel deserto. Grandi monumenti, chiese imponenti si ergono come solitari baluardi di una grandezza che non c'è più e l'aura di decadenza che permea tutto il resto troppo spesso sfocia nella tangibilità di una realtà decrepita ed abbandonata. Colpevoli di questo status greve ed asfissiante sono il distacco traumatico portato dal terremoto del diciottesimo secolo che ha sottratto cose, persone, ricordi senza lasciare spazio agli addii ed una grande crisi economica che ha portato il Portogallo in un tunnel di cui si sta iniziando a vedere la fine solo ora.
Passeggiando lungo le strade l'odore ti insegue, è come se la coscienza di un oggi pesante e non accettato abbia marcato il territorio e stia imprigionando la città in uno stato di stantia immobilità. Le vetrine dei negozi chiusi sembrano occhi aperti verso il ricordo di ciò che erano; tutto è rimasto esattamente come era e le chincaglierie in mostra giacciono attendendo gli spettri di qualche lontano cliente.
Nel panorama scuro e desolante però qualcosa si muove. Sono piccole fiammelle di speranza: un palazzo ristrutturato, un monumento restaurato, un prato con l'erba verde tagliata di fresco, un quartiere edificato dal nulla. Sono segnali di una città che seppur ancorata al ricordo del passato ed alla speranza di un suo ritorno vuole vivere e come tale si proietta nel futuro aiutata anche dalla multiculturalità del suo essere città di mare, città portuale, crogiolo di razze, incontro di etnie, testimone di dominazioni.
Un Cristo brasileiro ti segue con lo sguardo mentre attraversi il ponte in metallo rosso di americana memoria, si respirano atmosfere bohemiennes passeggiando sotto l'arco di matrice napoleonica e si odono sussurri parigini nei grandi viali alberati specchio dei grandi campi elisi.
A Lisbona va l'augurio di riuscire a disancorarsi dal proprio passato, senza dimenticarlo, ma lasciandolo andare come una zavorra per spiccare finalmente il salto verso il futuro.

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