mercoledì 11 luglio 2012

Goin' Up Yonder

In loving memory
Rev. Walter Hawkins

(18 maggio 1949 - 11 luglio 2010)
  
Sarà per sempre ricordato come l’uomo che amava tutti e che credeva nell’amore di Dio per tutti.

Il Paramount Theatre di Oakland – California è “sold out” , gremito in ogni genere di posti. Ma lo spazio è ristretto, non può contenere l’energia, il sentimento, l’amore che permea l’aria. La gente era in coda da giorni per riuscire a prendere uno dei 2.000 biglietti, distribuiti gratuitamente, che avrebbero permesso di partecipare al funerale di Walter Hawkins, morto di cancro al pancreas a 61 anni l’11 luglio 2010. Una chiesa, una comunità, si è stretta attorno al feretro del reverendo Walter Hawkins e ha pregato, ha pianto, ha urlato, ha invocato, ha cantato.
"Siamo qui oggi non perché Walter è morto, ma perché ha vissuto. Non moriamo veramente, noi trascendiamo e le impronte di Walter sono ovunque intorno a noi”, così il reverendo Carton Pearson ha iniziato la celebrazione, ricordando ciò che Walter ha fatto, ciò che ha trasmesso a chi gli stava vicino ma anche a chi non conoscendolo avvertiva un forte legame con una persona che ha lasciato così tanto nel cuore di tutti.
Le lacrime rigano i volti, le braccia si alzano in lode al Signore, gli occhi che rispecchiano il dolore del cuore e le voci, soprattutto le voci, cantano.
Un anfiteatro di voci avvolge il feretro di Walter Hawkins, 50 figure vestite in bianco crema (lo stesso colore che i parenti hanno richiesto per l’outfit dei convenuti) dirette da Rusty Watson, a lungo direttore di Hawkins, conducono la celebrazione attraverso il canto e la musica.

La musica, sorella di vita di Walter, seconda forse solo alla sua fede in Dio.
Walter inizia la carriera musicale in una delle corali del fratello Edwin, “The Northern California State Youth Choir” della Chiesa di “God in Christ”. Durante gli eventi estivi organizzati dalla congregazione, Walter aiuta il fratello nella registrazione di un album “Let us go into the House of the Lord”. L’intento era quello di venderlo a livello locale per raccogliere soldi da investire nella comunità. Quello che i due fratelli Hawkins non avevano considerato era che all’interno di quell’album c’era “Oh, happy day”, canzone che non solo fece vendere al disco milioni di copie ma che li lanciò nell’universo musicale. Il coro a seguito del successo cambiò nome in “Edwin Hawkins Singers”.
Agli inizi degli anni Settanta però, Walter lascia il gruppo e decide di intraprendere la carriera solista pubblicando nel 1972 il suo primo album solista “Do your best”.
Dopo la laurea all’università di Berkeley, California, fonda la Love Center Church a Oakland formando allo stesso tempo il Love Center Choir. Con il coro, a partire dal 1975, incise una serie di album di successo intitolati “Love Alive” che raggiunsero la vetta della Billborad Gospel Album. Il quarto album della serie rimase al numero 1 della classifica per ben 33 settimane consecutive. Pur continuando il suo lavoro con il coro della sua chiesa, Walter continuò anche le collaborazioni con il fratello Edwin, con gli altri membri della famiglia ed anche con artisti internazionali pubblicando decine e decine di album.
Durante la sua carriera, Walter Hawkins vinse un Grammy Music Awards (fu nominato per nove) e tre Dove Awards (premi per la Christian Music) ed entrò nella Christian Music Hall of Fame.
Pur avendo iniziato a fianco del fratello Edwin ed avendo creato assieme quel capolavoro che è “Oh, happy day” la musica di Walter è diversa. Mentre Edwin divenne famoso per la mescolanza di suoni profani e tradizioni cristiane, le canzoni di Walter si caratterizzarono dai toni supplichevoli di un credente schiavo della propria fede. La musica di Walter è senza dubbio “di chiesa”, ha al suo interno degli spunti “rock’n’ roll” ma rimane comunque riflessivamente cristiana.
La sera precedente la celebrazione del funerale, si è tenuto sempre la Paramount Theatre di Oakland una commemorazione musicale in onore del Reverendo Walter Bishop.
Le tre ore di concerto sono state una gioiosa celebrazione della musica e della vita di Walter, proprio quello che il reverendo voleva, non voleva un ricordo triste e doloroso, in fondo tutti dovevano essere felici perché lui stava tornando dal Padre. Non è un caso che nella tradizione afroamericana il funerale venga chiamato homegoing (ritorno a casa).
La vita non è nient’altro che la preparazione per quel momento e dobbiamo viverla con la consapevolezza che passo dopo passo tutti noi ritorneremo alla casa del nostro Dio.

Goin' Up Yonder

Se vuoi sapere dove andrò
dove presto andrò

Se qualcuno ti dovesse chiedere
dove andrò
dove presto andrò

Andrò lassù
andrò lassù
Per stare con il mio Signore
 
Posso sopportare il dolore
e le fitte al mio cuore malato
che porteranno conforto,
perchè mi fanno sapere
che presto morirò
 
Finchè Dio mi concederà la grazia
affronterò questa sfida
Finchè verrà il momento in cui potrò vedere in volto
il Salvatore
 
Andrò lassù
Andrò lassù
per stare con il mio Signore


Il chitarrista del Love Center Choir, Jonathan DuBose,
suona al concerto commemorativo una versione strumentale di Goin’ up Yonder.



Prima registrazione di Goin’ up Yonder, 1975

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