martedì 12 gennaio 2010

La musica rimane nel cuore

E' sempre bello avere dei riscontri immediati e tangibili su ciò che riusciamo a suscitare durante i nostri concerti; ma è altrettanto bello vedere che quel qualcosa rimane anche a concerto finito.

"Con ancora nella mente le voci vibranti del “Coro Gospel di Tavagnacco” che ci hanno allietato la serata del 29 dicembre, vorrei riuscire a descrivere le emozioni che in me hanno suscitato.
Innanzitutto per noi è stata una meravigliosa novità, abituati di norma a cori tradizionali o folkloristici.
Ci hanno aperto un orizzonte di cui, pur conoscendone l’esistenza, raramente ci era data l’occasione dal vivo d’esserne partecipi. Ringraziamo di questo gli organizzatori che, spaziando nel mondo della musica in ogni sua proposta, ci ampliano la conoscenza, accontentando la sensibilità e l’attitudine di tutti.
E poi in primis il Coro che con impegno professionale, ha saputo trasmetterci ciò che loro stessi percepiscono; attraverso il loro canto riuscivano veramente a coinvolgerci e sensibilizzarci nel comprendere i sentimenti che hanno caratterizzato e vissuto i fautori di tali canzoni e musiche.
La storia ci insegna la sofferenza subita dagli schiavi delle Americhe, l’annientamento delle persone a favore di taluni bianchi prevaricatori, ma anche la grande dignità del loro spirito libero che nessuno poteva imbrigliare, la grande forza interiore che nella fede trovava il coraggio e la speranza per sopportare confidando che un giorno avrebbero visto e vissuto anche loro la libertà nella luce. Quanti martiri sacrificati per questo ideale e dopo generazioni ecco che il sogno si è avverato, meno schiavitù, resa la dignità ad ogni uomo, ma ancora di più verificata l’utopia di un uomo di colore presidente degli U.S.A.
Ma noi abitanti di un piccolo paese quasi sperduto fra i monti, tutto questo a cosa ci fa pensare per condividere. Un filo sottile ed invisibile di ricordi di quanto ci hanno raccontato i superstiti o familiari degli emigranti che a fine Ottocento, su grandi imbarcazioni fatiscenti, stipati nelle stive, trattati come bestie al limite della sopravvivenza per più di un mese, hanno attraversato i grandi oceani per inseguire la Terra Promessa delle Americhe. Con i “baûi”, le valige di cartone, e tanti sogni e speranze che poi nella realtà sono rimasti tali, coinvolgendo famiglie intere anche del nostro paese.

Gli Spirituals
Non erano negri i nostri paesani, né schiavi, ma erano padroni del nulla nei vasti territori dell’America del Sud. Ancora oggi dal Brasile le nuove generazioni ci portano la testimonianza della loro disperazione e nostalgia, soprattutto nella consapevolezza di un “non ritorno”.
Era dato loro solo la nuda terra da dissodare, disboscare ed inventarsi il vivere secondo le capacità di ognuno con le poche risorse. Recintare un fazzoletto di terra ove coltivare l’orto, un campo per trarre sostentamento per vivere, iniziare a dormire a cielo aperto, fino a costruirsi una baracca, poi allungare due stanze, poi un piano e così via.
Di favorevole c’era solo il clima e la terra fertile.
Nel frattempo trovare un lavoro, soprattutto nell’edilizia. Col loro grande ingegno possiamo oggi con orgoglio ammirare le loro opere anche importanti ma sicuramente come diciamo noi è costato loro “agrimas di sanc” prima d’aver acquisito una vita dignitosa ed essere inseriti nel contesto comunitario.
Oggi i loro primi insediamenti sono stati convertiti in musei che le amministrazioni locali curano e conservano facendo parte della loro storia.

Il Gospel
Anche negli U.S.A., in particolare a Philadelphia, numerosi nostri compaesani hanno sperimentato questa dolorosa avventura.
Anche qui hanno mescolato sudore e lacrime per riuscire col tempo ad emergere, con grandi privazioni, umiliazioni e fatiche, ma con grande tenacia nel non lasciarsi sopraffare dallo scoraggiamento e dalla nostalgia. I frutti dei loro sacrifici hanno contribuito a spianare l’avvenire per le generazioni di dopo che hanno trovato la strada tracciata dai padri.
E chissà quanto si saranno immedesimati e commossi nei canti di Gospel, nostalgici e sentimentali che laceravano l’anima.

Il coro Gospel
Io credo che ci sia stato un tacito scambio in questo concerto. I coristi saliti fin quassù hanno trovato l’atmosfera ideale del Natale nello scenario dei nostri paesi illuminati nella notte e scintillanti di addobbi natalizi che ne sottolineavano la festività.. Sormontati da un cielo terso e punteggiato di stelle, mentre anche la luna con la sua pallida luce faceva la sua parte.
Tutto questo ci invitava a percepire con più calore i sentimenti di fraternità e pace di cui questi canti ne sono fruitori e veramente con grande suggestione ci hanno commossi. Anche se tutte le parole non le abbiamo comprese, il linguaggio della musica è veramente universale e le voci così ben assortite, alternandosi alle movenze che ne sottolineano i passaggi più incisivi, arrivavano al cuore. Per un momento mi è parso d’aver avuto un assaggio dei cori celesti, che speriamo tutti un giorno ne possiamo far parte. Un grazie di cuore .
Chi l’avrebbe mai sognato che canti Gospel e Spirituals giungessero una sera fino a Cleulis."


Silvia Puntel
Cleulis, 30 dicembre 2009

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