giovedì 17 maggio 2012

Nearer, My God To Thee

Dice addio ai suoi colleghi.
Poi un pensiero lo scuote, non si può lasciar affondare la nave così, senza qualcosa di solenne.
Sospira.
Prende il violino e ricomincia a suonare.
Le note si fanno strada tra le grida in modo innaturale, arrivano al profondo del cuore, ma la gente non se ne accorge.
I suoi compagni tornano sui loro passi, e si uniscono a lui.
Non hanno uno spartito, ma suonano con il cuore.
La nave si inclina.
La gente urla terrorizzata.
Ormai la morte è vicina.
Continuano a suonare, solenni.
Alla fine l’equilibrio vacuo non permette più musica.
Abbassa l’archetto.
“Signori, è stato un onore suonare con voi stasera”.


Nella notte tra il 14 ed il 15 aprile 1912 durante la traversata inaugurale tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti il Titanic scomparve nelle profonde acque dell’Atlantico alle 02.20 dopo che alle 23.40 aveva urtato un iceberg.
Per ironia della sorte quando venne costruito fu considerato un tale capolavoro di scienza navale da far affermare all’epoca che “neppure Dio lo avrebbe potuto affondare”. Una delle storie più suggestive sul Titanic è sicuramente quella della sua orchestra. Gli otto membri dell'orchestra della nave furono ingaggiati da C. W. e F. N. Black, 14 Castle Street, Liverpool. Gli uomini furono imbarcati come passeggeri di seconda classe con il biglietto comune #250654, ebbero il punto di ritrovo verso poppa sul ponte E ed un locale per i loro strumenti. Wallace Henry Hartley, direttore dell'orchestra ed ottimo violinista, fu molto orgoglioso dei suoi ragazzi. Li selezionò personalmente tra i grandi alberghi ed i bar di Londra. Tutti con un forte background classico, ma capaci di interpretare al meglio le nuove melodie ragtime che invasero la Gran Bretagna di quei tempi.
L’orchestra fu diretta da Wallace Henry Hartley e la composero il primo violinista John Law Hume, i violoncellisti Percy Cornelius Taylor e John Wesley Woodward con John Frederich Preston Clarke al contrabbasso. Durante il viaggio il loro compito fu quello di intrattenere i passeggeri con un vivace repertorio di ragtime e suonate popolari, in diversi locali: talvolta suonarono nella hall di prima classe, talvolta nelle vicinanze della prima classe all'ingresso del ponte imbarcazioni. Numerose sono le testimonianze sulla piccola orchestra di otto musicisti e sul fatto che suonò fino all'ultimo. Fu certo che ricevettero una precisa richiesta da parte del comando; la musica avrebbe dato la sensazione che tutto fosse sotto controllo. Ma fu anche evidente che quegli otto musicisti andarono ben oltre.
Con il passare delle ore la tragicità della situazione parve evidente a tutti. Le persone che restarono a bordo senza dubbio percepirono l'evidenza dei fatti: le possibilità di salvarsi furono praticamente nulle.
I musicisti in uniforme si riunirono nel salone di prima classe per distrarre e calmare i passeggeri, suonando delle arie travolgenti. Più tardi, furono visti salire e mettersi vicino al foyer dell'entrata di prima classe, poi l'orchestra suonò sul ponte durante l'imbarco dei passeggeri sulle scialuppe di salvataggio.
Lawrence Beesley si ricordò di aver visto un violoncellista, alle 0:20, affrettarsi sul ponte delle imbarcazioni. Fu probabilmente Roger Marie Bricoux, il francese dell'orchestra. Bertha Lehmann, che si salverà dal naufragio, raccontò che un musicista francese l'aiutò ad indossare il suo giubbotto di salvataggio e la condusse poi ad una scialuppa. Poco tempo prima che il Titanic affondasse. Algernon Henry Wilson Barkworth, disse che ridiscese nella sua cabina per prendere i suoi documenti, ed affermò di aver visto i musicisti mentre suonavano un valzer. Quando ritornò sul ponte, l'orchestra era sparita. Sembra tuttavia accertato che i musicisti persistettero nel suonare e, ad un certo momento, abbandonarono i loro strumenti per tentare di scappare. Sebbene non ci furono prove certe fu plausibile che ciò avvenne quando l'inclinazione del ponte non permise più loro di tenere gli strumenti.
Qualunque sia la realtà, fu incontestabile che questi uomini si comportarono da eroi, confortando e calmando numerosi passeggeri grazie alla loro presenza. Nessuno dei musicisti, tutti in impeccabile frac nero, abbandonò il proprio posto.
Secondo la testimonianza del Colonnello Archibald Gracie, quando tutte le scialuppe disponibili furono già in mare, loro continuarono a suonare. Almeno fino alle 1:40 circa. La nave scomparve dalla superficie del mare 40 minuti più tardi. Ma "cosa" suonarono? Le testimonianze non furono unanimi, a riguardo. Vi fu quasi la certezza che, durante le quattro ore drammatiche che precedettero l'affondamento, il gruppo suonò del ragtime. Il Maggiore Arthur Godfrey Peuchen, la signora Lily May Futrelle ed il signor George Brereton, che furono fra i 705 superstiti, riconobbero il motivo Alexander's Ragtime Band. Altre fonti citarono Great Big Beautiful Doll. La signorina Edwina Celia Troutt ricordò che l'orchestra suonò pure un valzer, ma non fu mai possibile individuarne il titolo. La signorina Katherine Gold, cameriera del Titanic, testimoniò: "Quando ci allontanammo sulla barca di salvataggio, vidi tanti uomini seduti sul ponte A; fumarono e tennero il ritmo con le mani, seguendo la musica dell'orchestra. Suonarono un ragtime".
L'inno "Nearer, My God, To Thee" ("Più vicino a te, mio Dio") fu spesso considerato l'ultima aria suonata dai musicisti del Titanic, come conferma anche Violet Jessop sopravvissuta al disastro. Le testimonianze dei superstiti furono, però, contraddittorie circa l'aria che fu suonata. Archibald Gracie, altro superstite, nelle sue memorie sul naufragio negò che l’orchestra abbia suonato “Nearer, My God, to Thee”. Certi citarono "Londonderry Aria", altri sopravvissuti menzionarono "Sogno di autunno", un valzer sentimentale, lento e commovente, molto popolare nei balli inglesi dell'epoca. Altre persone ancora, tra cui l'operatore radio Harold Sydney Bride, dissero il cantico "Autunno", ed ancora chi, tra i quali il maggiore Arthur Godfrey Peuchen, sostenne che fu l'aria di ragtime "Alexander's Ragtime Band".
Qualunque fosse stata l'ultima aria suonata dai musicisti del Titanic, dovette essere comunque un pezzo conosciuto da tutti, che poté essere cantato nell'oscurità del ponte inclinato. Tuttavia, "Più vicino a te, mio Dio" fu l'ipotesi, o la leggenda, più comunemente ammessa dagli altri passeggeri e di cui la stampa dell'epoca fece eco.

Nearer, My God, To Thee" è un inno scritto dalla poetessa inglese Sarah Flower Adams nella sua casa a Sunnybank, Essex in Inghilterra nel 1841 ed è stato musicato successivamente dalla sorella di Sarah, Eliza Folower per la raccolta Hymns and Anthems di William Johnson Fox. L’inno è basato sul versetto della Bibbia Genesi 28:10-22: “Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: "lo sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t'ho detto". Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: "Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo". Ebbe timore e disse: "Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta dei cielo". Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz. Giacobbe fece questo voto: "Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. Questa pietra, che io ho eretta come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai io ti offrirò la decima". Nel Regno Unito l’inno è normalmente associato all’aria Horbury scritta da John Baccus Dykes in ricordo dell’omonimo villaggio situato vicino a Wakefield dove Dykes aveva trovatp pace e tranquillità. Una versione americana fu cantata sull’aria Bethany di Lowell Mason scritta nel 1859. I metodisti invece utilizzarono come musica di accompagnamento il Proprior Deo scritto da Arthur Sullivan (del duo Gilbert e Sullivan) scritto nel 1872.

Più vicino a te, Signor, più vicino a Te!
Anche se sarà una croce che mi solleverà,
allora tutte le mie canzoni saranno:
più vicino a te, Signor;
più vicino a te, Signor, più vicino a Te!

Se come un pellegrino errante, tramontato il sole,
l’oscurità sarà sopra di me, e il mio giaciglio sarà una pietra,
anche allora nei miei sogni io sarò.
più vicino a te, Signor;
più vicino a te, Signor, più vicino a Te!

Mostrami il cammino, i gradini fino al Cielo,
tutto quello che in misericordia mi hai dato.
Gli Angeli mi salutano
più vicino a te, Signor;
più vicino a te, Signor, più vicino a Te!

Poi, coi miei pensieri illuminati dalla tua lode,
dalla pietra di Bethel mi rialzerò,
così, attraverso il mio soffrire, sarò
più vicino a te, Signor;
più vicino a te, Signor, più vicino a Te!

O se, su ali di gioia che fendono il cielo,
in alto volerò oltre sole, luna e stelle sperdute
anche allora il mio canto sarà
più vicino a te, Signor;
più vicino a te, Signor, più vicino a Te!

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