lunedì 14 maggio 2012

Maria Barbara e Roberto....peace&love!

L'automobile nuziale, agghindata con fiori primaverili, si ferma davanti alla chiesa. Un pallido sole fa capolino tra le nuvole, quasi a controllare ciò che sta accadendo ed a dare il suo saluto alla sposa che scende dalla vettura e si incammina verso l'ingresso dell'edificio. E' emozionata, tesa forse, gli occhi lucidi per la commozione. Il giorno è importante, il coronamento di un sogno, la partenza di una nuova vita insieme al suo amore. Lui è li, all'altare, che la attende in trepida attesa. Con lui gli amici di sempre, testimoni di un amore che si appoggia su solide fondamenta.
Sembrerebbe la scena di un matrimonio qualunque, di un incontro di cuori che suggellano il loro amore, di un giorno di festa per due persone circondate dall'affetto di amici e parenti.

Ma se l'automobile è una 2cv gialla e nera, la sposa indossa un abito a fiorelloni ed ha il volto incorniciato da una coroncina di fiori, lo sposo sembra pettinato da un T-bird ed i suoi pantaloni a zampa d'elefante sono retti da una cintura con gli assi delle carte come fibbia e gli invitati sembrano usciti da una puntata di Starsky&Hutch, allora ci si rende conto che il matrimonio non solo è speciale ma è addirittura super.
Maria Barbara e Roberto hanno scelto di fare un viaggio indietro nel tempo, quando la vita veniva vista attraverso un filtro psichedelico, quando fiori, colori e  forme geometriche inondavano lo stile, quando si guardava avanti per staccarsi da un passato ingombrante.

















Ma perchè chiamare un coro spiritual per animare la celebrazione e non un gruppo beat od un complesso hippie? In effetti quando allo Spiritual Ensemble è stato chiesto di partecipare a questo appuntamento è sembrata, aldilà dell'aspetto musicale, dell'orgoglio per essere stati scelti e della felicità di condividere un giorno così importante, una cosa fuori tema e forse un po' kitch.
Poi però ci si ferma un attimo a pensare. La cultura spiritual afro-americana e la cultura degli anni Settanta si basano su una comunione d'intenti che può essere sintetizzata in una parola: libertà.
Quella che per gli schiavi neri d'America era la ricerca di una libertà che li facesse uscire dai gioghi di catene con i quali i padroni bianchi e la società del tempo li imprigionavano nel corpo e nell'anima, nei movimenti culturali e sociali degli anni Settanta quella ricerca si concretizza in una volontà a non sottostare a regole predefinite che castrano la vita dell'individuo.
Senza voler disturbare discorsi storici, giudizi sociali o motivazioni filosofiche, quello che accomuna le esistenze dei protagonisti di questi due periodi storici è la voglia di libertà dell'individuo e della sua comunità. Libertà di azione, libertà di espressione, libertà di pensiero, libertà di parola, libertà di culto, libertà di amore.
E' questa libertà che riporta al matrimonio di sabato 05 maggio 2012, come ricorda il celebrante, "Maria Barbara e Roberto abbiate un cuore libero per potervi amare liberamente!"


1 commento:

Unknown ha detto...

Anni ‘70: luoghi comuni della memoria

Se sei stato bambino durante gli anni '70 (come me), come hai fatto a sopravvivere?
Da bambini, andavamo in auto senza cinture di sicurezza, ne airbag. Viaggiare seduti dietro era una passeggiata simpatica. Un vero divertimento. Ce ne ricordiamo ancora.
Quando andavamo in bicicletta, non avevamo né casco, né protezioni per i gomiti o le ginocchia. Si beveva l’acqua dal rubinetto del giardino o dove la trovavamo, fino a che non si aveva più sete. Non esistevano le bottiglie di acqua minerale.
All’ epoca non c’era molto traffico; si usciva a giocare alla sola condizione di rientrare per pranzo o cena, o al calar della sera.
Non avevamo cellulari, così nessuno poteva sapere dove eravamo.
Si mangiava di tutto: biscotti, pane, cioccolata, gelati. Si bevevano bibite zuccherate ma non avevamo problemi di peso, visto che passavamo la giornata a correre o a giocare. Si divideva una Coca in quattro (era la bottiglia in vetro di un litro). Si beveva tutti dalla stessa bottiglia e nessuno è morto per quello.
Si raccoglievano i fiori di campo, alcuni erano dolci (come l’ortica selvatica) e si succhiavano come caramelle. Con altri si giocava: far scoppiare il fiore dello “sclopit” o soffiare quello del tarassaco erano passatempi comuni.
Non avevamo la Play, MP3, Wii, XBoxs, DS, 99 canali TV via cavo, masterizzatori, suoni “surround”, portabili, PC , “stanze-chat”, Internet, ecc...
Avevamo ‘solo’ Veri Amici! Si usciva, in bici o a piedi si andava dai nostri amici, si suonava o si entrava semplicemente senza suonare e si andava a giocare. Là fuori.
Si giocava a nascondino, a guardia e ladri, a pallavolo. D’estate si andava al campeggio con la Parrocchia e si faceva la caccia al tesoro nei boschi o si cantavano cori di montagna accompagnati alla chitarra dai Capi scout. Allora il massimo della crudeltà era spaventarci con qualche rospo ma poi tutto si risolveva in una risata e anche la povera bestia se ne tornava libera e felice nel prato.
Si andava a scuola solo al mattino e si rientrava a casa per pranzo dopo aver assaggiato tutti i frutti che si trovava durante la camminata. Si studiava con impegno e chi non andava bene a scuola, semplicemente veniva bocciato e ripeteva l’anno. Non andava dallo psicologo, né dal pedagogo. Avevamo la libertà dei successi e degli insuccessi. Delle responsabilità. E abbiamo imparato a gestire.
Sei di questa generazione? Se lo sei, prendi un minuto per riflettere. Forse per un po’ dimenticherai la vita agitata che vivi e ridiventerai bambino. Non sei degli anni 70 ma più giovane? Sicuramente stenterai a credere alcune delle cose prima lette.
Ma quanto eravamo felici … con così poco!

Anna