domenica 12 luglio 2009

Una sera nella capanna dello zio Tom

Dopo un poco cominciò il canto, con evidente soddisfazione di tutti i presenti. Neppure l'inconveniente dell'intonazione troppo nasale poteva sciupare l'effetto di quelle voci naturalmente belle, spiegate nelle melodie primitive, ma ispirate e dolci. Alcuni erano i soliti inni ben noti, eseguiti di solito nelle chiese dei dintorni; altri, appresi nelle adunanze all'aperto, avevano un carattere più antico, misterioso e strano.
Veniva cantato con grande slancio, ad esempio, il seguente coro:
Cadere sul campo di battaglia,
cadere sul campo di battaglia,
oh gloria dell'anima mia!
Un altro, che era tra i favoriti, ripeteva più e più volte le parole:
Oh, me ne vado in paradiso, non vuoi venire con me?
Non vedi gli angeli che accennano e mi chiamano a sé?
Non vedi la città d'oro r il sempiterno dì?
Altri ancora ce n'erano che facevano incessante menzione delle "rive del Giordano" e dei "campi di Canaan" e della "Nuova Gerusalemme", perché la mentalità del negro, appassionata ed immaginosa, si compiace di inni e di espressioni vivide e pittoresche. Mentre cantavano, alcuni ridevano, altri piangevano, altri ancora battevano le palme, o stringevano la mano ai vicini, congratulandosi a vicenda quasi avessero raggiunto davvero l'altra sponda del fiume.

(Stowe, H.B., La capanna dello zio Tom, Milano, BUR, 2001, p. 41-42)

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